Vita lavorativa: come accettare le critiche sul lavoro
Le critiche scatenano sempre reazioni di opposizione e di difesa, soprattutto quando si tratta del nostro operato nella sfera della vita lavorativa.
Sul lavoro, come in ogni altro momento della vita, in realtà una critica è preziosa per migliorare noi stessi e per imparare. Ma occorre molta esperienze e sicurezza per incassare il colpo e trasformare in positivo qualcosa che colpisce la sfera emotiva.
Ci sono capi sul lavoro che sanno esprimere le critiche con il giusto garbo e aiutano anche ad accettare l’osservazione con più facilità, ma questi casi sono rari. Nella maggioranza dei casi le critiche sul lavoro arrivano in maniera diretta, suonano come attacchi personali e ingiusti, ed è proprio nella maniera in cui noi reagiamo che si può misurare la nostra maturità. Se però le critiche arrivano a sproposito e in maniera palesemente scorretta, occorrerà segnalare il fatto agli organi preposti per la tutela dei nostri diritti.
Allora vediamo qual è il modo per affrontare un feedback negativo in sei semplici passaggi per mantenere il giusto controllo della situazione.
1- Il primo passo è quello di ascoltare attentamente la critica e chiedere spiegazioni in caso non fosse ben chiara la motivazione.
2 – Il secondo step sarà quello di prendere per buone le critiche, senza tirare conclusioni affrettate. Chi sta facendo l’osservazione non è detto che sia mosso da intenzioni malvagie.
3 – Il terzo momento del confronto sarà quello di prendere una posizione neutra, non bisogna arroccarsi in un atteggiamento difensivo e vittimista, iniziando a scusarsi. L’ideale è passare subito all’azione con riconoscenza, individuando l’aspetto della critica che ci ha fatto imparare qualcosa.
4- Quarto. Ricordarsi che si sta parlando del nostro lavoro e non è stata messa in discussione la nostra persona. Mantenere sempre presente che qualsiasi errore si sia fatto si può rimediare.
5 – Tutti i feedback, anche quelli negativi come le critiche sono sempre un segno di attenzione nei nostri confronti. Servono per imparare per aiutarci a fare meglio. L’indifferenza è peggiore della critica.
6- Ultimo passo. Tutti fanno errori e una critica può servire per non farne ancora. Specie agli inizi di un nuovo lavoro, un appunto a ciò che è stato fatto può servire ai responsabili per metterci alla prova, per vedere come reagiamo agli attacchi. L’autocontrollo sarà in ogni caso apprezzato più di una reazione emotiva.
Anche questo commento è stato corretto in italiano dal mio amico Franco che, questa volta, lo ha anche allungato, introducendo concetti anche suoi. E, come l”altra volta, sintetizza in unico commento l”opinione relativa agli ultimi articoli. Le critiche sono condivisibili. Ma, più che di opinione, trattasi di domanda: lei, don Giorgio, giustamente negli ultimi articoli critica a fondo comportamenti di taluni soggetti, in particolare del sindaco Brambilla e del vescovo di Milano. Aveva anche detto che non avrebbe guardato in faccia a nessuno, in queste critiche, neppure agli amici. La domanda è questa: ma Lei, per amici, viste appunto le critiche degli articoli, intendeva anche questo Brambilla e Delpini (critiche condivisibilissime), oppure dobbiamo attenderci ancora le critiche contro altri, che lei considera, o considerava, suoi amici?