Si usa sempre meno mandare il curriculum ed aspettare una risposta da chi sta dall’altro lato e nemmeno ci conosce. Da tempo ormai il modo più comune per trovare un lavoro è quello di avere una referenza, una raccomandazione amichevole o, comunque, quello di essere presentati da qualcuno che ci conosce bene. Non lo diciamo noi ma un rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica.
Un dato importante
Secondo uno studio dell’Istituto Nazionale di Statistica, basato sulla popolazione attiva nel 2014, trovare un impiego grazie ad amici e familiari è ancora il metodo più utilizzato dagli italiani e dagli europei in genere: quasi in 50% dei lavoratori tra i 16 e i 64 anni ha trovato un buon lavoro in questo modo.
Gli altri metodi, decisamente meno utilizzati
Il metodo classico, se così vogliamo chiamarlo, di fare domanda di lavoro direttamente presso un’azienda, portando o facendo recapitare il proprio CV, sembra non avere molto successo, generando solamente il 22% degli impieghi. Allo stesso modo, anche rispondere ad annunci di lavoro reperiti sui quotidiani o in rete, genera una percentuale bassa di impiego (6,89%), così come affidarsi alle richieste dirette delle aziende (5%). Sono poi del tutto residuali metodi quali le segnalazioni di istituti scolastici ed aziende di formazione (3,7%), agenzie interinali (3,6%) e ufficio del lavoro (2,5%).
Un successo tra gli stranieri
Per i lavoratori stranieri che svolgono la loro attività lavorativa nel nostro paese è ancor più comune trovare un impiego valido grazie ad un parente o a un amico. Infatti il 61,39% degli stranieri conferma che il metodo funziona ormai da tempo.
Conclusioni
Possiamo confermare quindi il detto ‘chi trova un amico, trova un tesoro’ (o un lavoro). Non si tratta di un aspetto negativo se il lavoratore referenziato effettivamente è preparato. Chi non aiuterebbe un familiare o un buon amico a trovare un impiego?