Con la spending review sono attesi tagli consistenti alla scuola pubblica. Nel mirino finiscono per primi la carta del docente e i fondi destinati alla didattica.
I primi provvedimenti della nuova maggioranza giallo-verde appena insediata potrebbero costare cari per il Miur, ovvero il Ministero che si occupa del mondo dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Sarete coinvolti in queste sforbiciate improntate al risparmio sia se appartenete alla categoria dei docenti sia se siete studenti.
L’autorevole quotidiano economico Il Sole 24 Ore annuncia ridimensionamenti importanti all’orizzonte. Per quanto concerne gli alunni ci saranno addirittura 20 milioni di euro in meno per tutte le attività extracurriculari.
Inoltre si profilerà una diminuzione di ben 2,7 milioni di euro per i fondi destinati all’alternanza scuola-lavoro, il programma che prevede un percorso all’interno delle aziende per consentire agli alunni di fare pratica con il mondo del lavoro, abbinando lo studio con l’esperienza concreta.
Anche il piano per la scuola digitale risentirà considerevolmente della spending review, con una prospettiva di tagli che si attesta complessivamente sulla cifra di 1 milione di euro. Gli insegnanti andranno incontro a una politica di revisione della spesa che li riguarderà in prima persona.
Il bonus merito verrà ritoccato al ribasso per una somma totale di 18 milioni, nonostante i recenti aumenti contrattuali. La carta del docente merita un discorso a parte perché si stima un risparmio di 4 milioni di euro ma il numero sarebbe relativo soltanto agli effettivi fruitori del servizio che non sono la totalità del corpo insegnanti.
Spending review, scelta politica o economica?
Il governo Renzi aveva puntato molto sulla riforma della cosiddetta buona scuola, destinando importanti cifre per la formazione professionale, per l’aggiornamento con le nuove tecnologie e per le iniziative di tipo culturale. In periodi di spending review è abbastanza plausibile attendere una politica di tagli, soprattutto con l’obiettivo di far tornare i conti, visto e considerato che le casse dello stato italiano non godono di ottima salute.
Andare a pescare proprio nell’istruzione tuttavia è un azzardo che potrebbe rivelarsi anche un boomerang per la nuova maggioranza a trazione leghista e grillina. Le opposizioni sono già sul piede di guerra e annunciano battaglie se davvero si concretizzeranno tagli consistenti.
La spending review è un approccio che non ha mai suscitato consensi, proprio a causa dell’impopolarità di queste scelte drastiche, spesso dettate anche da esigenze pratiche non rinviabili. Come tutte le altre azioni di governo, però, anche la spending review appartiene all’ambito delle scelte politiche.