Mauro Gola, Presidente di Confindustria Cuneo, evidenzia l’eccellenza delle scuole del territorio in una lettera ai genitori che si trovano a scegliere il percorso delle superiori per i propri figli, sottolineando il fondamentale legame fra scuola e lavoro.
Nella sua lettera aperta alle famiglie dei ragazzi prossimi ad iniziare le scuole superiori, Mauro Gola ha voluto rassicurare tutti sulla qualità della formazione nella provincia cuneese, ribadendo ancora una volta il profondo legame che deve esserci fra scuola e lavoro per assicurare ai ragazzi un futuro migliore e un più alto livello di occupazione giovanile.
Scuola e lavoro nella provincia di Cuneo
La provincia di Cuneo si piazza ad un ottimale 26esimo posto nella speciale classifica redatta dalla Confindustria locale e relativa al PIL pro capite. Questo importante obiettivo è stato raggiunto grazie all’ingresso lo scorso anno di ben oltre 40mila nuovi ingressi nel mondo del lavoro: risultato ottenuto anche grazie ad uno stretto legame fra scuola e lavoro.
Questi nuovi posti di lavoro sono stati creati soprattutto nel comparto commercio, turismo e servizi, che registra un 61%, mentre il restante 39% è stato assorbito dall’industria che ha attirato soprattutto ragazzi con un diploma tecnico.
Quali sono le prospettive per i ragazzi di Cuneo e provincia
Subito si è scatenata la polemica di chi accusava Gola di spingere i giovani cuneesi lontano dai licei e dall’università. Nulla di più falso. Gola, infatti, ricorda come suo figlio frequenti il liceo scientifico e come ogni genitore consigli in base alle prospettive future che può assicurare.
Secondo il suo presidente, però, compito di Confindustria è anche quello di effettuare una fotografia realistica del mondo del lavoro. È innegabile, infatti, che proprio la provincia cuneese registri uno stretto connubio fra scuola e lavoro, con un 91% di tecnici provenienti dagli istituti professionali e assunti a tempo indeterminato all’interno delle aziende.
Un nuovo modo di intendere il mondo operaio
Per Mauro Gola deve soprattutto cambiare il modo di intendere la figura dell’operaio. Secondo i dati del Centro Studi di Confindustria architetti, ingegneri industriali, chimici e informatici – con un rispettivo 77,7%, 76%, 55% e 54,2% – sarebbero le figure più difficili da reperire da parte delle aziende ma anche gli operai specializzati scarseggiano.
Oggi gli operai non sono più le figure vessate degli anni Sessanta ma sono dei tecnici specializzati che si sono formati in scuole di eccellenza e uniscono la manualità alla creatività. Si tratta di figure molto richieste anche all’estero. Per questo il mondo della formazione deve dare il suo contributo e favorire un veloce passaggio fra scuola e lavoro.