Salari bassi, l’Italia affonda tra i Paesi industrializzati

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I salari bassi causano stress e insicurezza, insomma fanno male alla salute. Forse eravate già arrivati a questa conclusione, ma questa volta la conferma ufficiale arriva dall’Ocse. È davvero poco confortante il quadro che restituisce l’Employment Outlook 2018, l’ultimo report annuale che fa luce sul mercato del lavoro in Italia.

Le maggiori criticità sono l’occupazione che cresce poco e i salari bassi che tendono sempre più a diminuire, facendo lievitare i gradi di povertà, stress e insicurezza dei lavoratori. Ma non è finita.

I Paesi industrializzati fanno tutti meglio dell’Italia, che quest’anno totalizza il punteggio medio più basso. La situazione è ancora più critica per i disoccupati, tanto che solo il 10% di loro beneficia dell’indennità sociale a sostegno del reddito.

salari bassi

Salari bassi: il 30% degli lavoratori italiani è insicuro e stressato

La performance dell’Italia è deludente in tutti gli indicatori rilevati dall’Ocse, salvo la qualità del reddito da lavoro. Nel complesso però la situazione lavorativa è in lieve miglioramento. Negli ultimi 12 mesi l’occupazione è cresciuta del 2,3% nella fascia di età 15-74 anni, attestandosi ai livelli pre-crisi del 2006. Il trend positivo dovrebbe proseguire nei prossimi 2 anni.

La disoccupazione è in calo, tuttavia è maggiore che in altri Paesi. Qui l’Italia è al quarto posto, preceduta solo da Grecia, Spagna e Turchia. Tra i fattori che hanno determinato questo scenario negativo figurano la scarsa produttività dei lavoratori con salari bassi, contratti a tempo determinato e parziale. Tutto ciò causa anche un forte grado di insicurezza in loro, dovuto soprattutto alla paura di restare senza un’occupazione.

Divario uomo-donna e povertà in aumento

Se vivete una situazione lavorativa difficile, non siete soli. Purtroppo il 30% degli italiani deve fare i conti con lo stress e la povertà. Peggio fa soltanto la Grecia, mentre la quota è di appena il 13,8% in Norvegia.

Nel Paese dei salari bassi, il 13,6% dei cittadini appartiene a un nucleo familiare con un reddito minore del 50% rispetto a quello medio. Nel 2006 erano solo il 10,7%.

Il divario uomo-donna è del 44%, contro il 33,5% della media Ocse. Crescono anche le differenze con i soggetti svantaggiati, come giovani, stranieri, donne single con figli, disabili e anziani. La percentuale dei lavoratori che gode del sussidio di disoccupazione è di appena il 10%, tra le più basse dell’UE.

Ciò deriva dalla combinazione di un’alta percentuale di disoccupati di lungo periodo e di una durata massima del sussidio relativamente bassa. L’Italia deve continuare a investire nelle politiche attive” conclude l’Ocse.

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