Risolvere il problema dell’abbandono universitario

3/5 - (1 vote)

Sono stati più di 3 milioni i giovani europei che, secondo i dati del 2016 raccolti da Eurostat, hanno abbandonato gli studi universitari. L’Italia, purtroppo, in questa classifica negativa, con oltre 500mila studenti che hanno lasciato gli studi prima di conseguire la laurea, è ai primi posti, preceduta dalla Francia.

La rinuncia agli studi riguarda più i ragazzi delle ragazze (1.752.000 abbandoni contro 1.567.400), una divisione che trova esatta corrispondenza anche nella situazione italiana: a casa nostra gli studenti che hanno deciso di interrompere gli studi universitari sono stati in 289.900 casi maschi e 234mila femmine.

I tre peggiori Paesi europei sono stati la Francia che con 1.114.900 rinunce rappresenta un terzo del totale; quindi l’Italia con 523.900 abbandoni e, al terzo posto la Gran Bretagna con 404.200 giovani. Al contrario, tra i Paesi più virtuosi e che mostrano un positivo rapporto tra scolarizzazione universitaria e funzionamento dell’economia reale, c’è la Germania che ha sofferto l’abbandono universitario di soli 165.500 giovani, ed è tra i Paesi europei più virtuosi.

Abbandono universitario, ecco i motivi

Per Eurostat l’abbandono universitario è imputabile a ragioni diverse: per il 24 percento degli studenti di età compresa tra i 20 e i 35 anni, la spinta alla rinuncia, soprattutto tra gli uomini, proviene da un desiderio, o da una necessità effettiva, di entrare nel mondo del lavoro.

Le donne al contrario lasciano i loro studi universitari soprattutto per motivi di famiglia; infine, in modo trasversale, Eurostat indica che la maggior parte dei giovani lascia l’Università a causa delle difficoltà incontrate dal punto di vista dello studio. Solo una minima parte degli studenti, invece, rinuncia a laurearsi per motivi economici.

In Italia, a ulteriore conferma delle nostre difficoltà nel settore, è molto basso il tasso di laureati, che raggiunge un 26,5% – in età compresa fra 30 e 34 anni (dati 2017) – molto lontano dai valori del resto d’Europa, in cui la media dei laureati arriva vicino al 40%.

Come risolvere il problema? Con una preparazione personale e mirata

Quali sono le principali difficoltà di preparazione? Per la maggior parte dei casi dipendono dal sentirsi inadeguati dal punto di vista del livello di preparazione raggiunta, da forme di ansia da prestazione, da una bassa autostima e dalla mancanza di controllo del proprio tempo, infine dal non avere un supporto adeguato nel corso della preparazione all’esame.

In questo scenario gli studenti in difficoltà si dividono in due grandi divisioni: i giovani in età compresa tra i 22 e i 29 anni, a volte con occupazione occasionale, che sono alle prese con problemi di motivazione e di disorientamento personale.

Una seconda quota, invece, è di giovani tra i 30 e 40 anni, che lavorano a tempo pieno e hanno ripreso gli studi interrotti con la forte volontà di laurearsi per migliorare la propria posizione lavorativa. In questi casi risulta efficace un servizio di preparazione universitaria specializzato, come quello di Cepu che permette di superare le difficoltà momentanee – e che se non superate possono portare all’abbandono universitarioattraverso un supporto nello studio, che rende i giovani più sicuri delle proprie capacità.

In particolare, il servizio di Cepu offre la figura del referente didattico, professionista preparato, che progetta il percorso didattico dello studente sulla base delle sue caratteristiche; un tutor personale, esperto dell’apprendimento oltre che della materia di sua competenza, che affianca lo studente nel percorso di formazione e adotta le strategie più idonee per facilitare lo studio; un metodo di studio che consente di impostare una strategia di preparazione mirata ed efficace ed un orientamento al risultato come obiettivo finali dei percorsi di formazione.

Il tutto attraverso un’offerta capillare, perché le sedi Cepu sono presenti su gran parte del territorio italiano, vicine agli studenti per dar loro il massimo supporto possibile.