Il governo della Nuova Zelanda ha deciso di invitare lavoratori da paesi esteri per un curioso caso di emergenza nazionale: mancano lavoratori per raccogliere i kiwi, che sono il frutto nazionale.
L’emergenza è tale che la Nuova Zelanda, nota per le sue regole molto rigide in quanto alle quote per lavoratori stranieri, sta cambiando le pratiche e le leggi per la manodopera che proviene dall’estero o almeno sta rendendo più semplice l’ottenimento di visti turistici.
Raccogliere i kiwi in Nuova Zelanda
È la prima volta negli ultimi dieci anni che la Nuova Zelanda affronta questo tipo di emergenza, con il rischio che milioni di kiwi restino a marcire. La cosa preoccupa molto anche il primo ministro Jacinda Ardern. Il problema è più presente nell’area della baia di Plenty, dove mancano ben 1.200 lavoratori.
Raccogliere i kiwi non è un lavoro facile, anzi, è molto faticoso e non ben pagato: circa 16,50 dollari neozelandesi all’ora, pari a 9,50 euro. Queste tariffe non attirano tanto i neozelandesi, nemmeno quelli che non hanno un lavoro, perché possono guadagnare di più usufruendo dai sussidi dello stato per i disoccupati.
La mancanza di lavoratori è sempre più grave: soltanto nella baia di Plenty ci sono attualmente più di 6mila disoccupati, che comunque non vogliono fare questo lavoro. Secondo le stime locali, il problema diventerà ancora più grande e nel 2030 mancheranno quasi 15mila lavoratori per raccogliere i kiwi.
Eppure, la coltivazione cresce… Oltre al primo ministro, sono preoccupati anche i sindacati, che fanno pressione sul governo per migliorare le condizioni economiche di chi raccoglie il frutto nazionale.
Anche perché nel 2017 sono stati coltivati quasi il 19% più di kiwi rispetto all’anno precedente. Il kiwi è sempre più richiesto, soprattutto dal mercato emergente cinese. Raccoglitori di kiwi italiani, andate agli antipodi.