Quando si può e non si può essere licenziati: gli esperti spiegano
Il datore di lavoro è libero di decidere?
Il tema del licenziamento individuale o collettivo è delicato perché riguarda milioni di lavoratori in Italia. Occorre ribadire che, in fase di assunzione, avete sottoscritto un contratto che lega le parti con obblighi precisi.
La contrattazione nazionale sancisce le regole generali e un datore di lavoro, anche se non siete produttivi come avrebbe desiderato quando vi ha conosciuto per il colloquio, non può togliervi di torno pensando che sia sufficiente un giudizio negativo.
Gli esperti spiegano quando si può e quando non si può essere licenziati
Ci sono due motivi principali per un licenziamento inatteso che potreste subire:
-
- Gravi violazioni
-
- Motivi economici
La prima ipotesi si riferisce a condizioni estreme come il furto di beni oppure un’assenza prolungata senza fornire giustificazione. Per quanto concerne i motivi economici, invece, potrebbero sopraggiungere problematiche non risolvibili con strumenti ordinari.
Un calo di lavoro improvviso potrebbe mettere a repentaglio i delicati assetti dell’impresa, costringendola a risolvere un esubero di personale riducendo il numero dei dipendenti.
I diritti dei lavoratori di fronte al licenziamento
Se siete stati oggetto di un provvedimento disciplinare, gli esperti spiegano quando si può e quando non si può essere licenziati, perciò dovete informarvi approfonditamente sui vostri diritti.
La comunicazione deve avvenire con regolare preavviso e senza la giusta causa il titolare dell’impresa non può procedere con il licenziamento. Potrebbe essere necessario un tentativo di conciliazione presso gli uffici della direzione provinciale del lavoro per ricomporre la frattura.
Quali sono le tutele?
Non dovete accettare acriticamente un licenziamento illegittimo. Se il rapporto è compromesso, sarà necessario comunque fare una riflessione sul futuro ma ciò non significa dover subire un’ingiustizia.
Gli esperti spiegano quando si può e quando non si può essere licenziati e confermano che potreste essere reintegrati qualora vi sia una condotta discriminatoria o il provvedimento sia formulato su basi inconsistenti.
L’azienda potrebbe essere addirittura costretta a corrispondere un’indennità di compensazione risolvendo la situazione con una pratica risarcitoria. È il giudice a decidere nel merito, se non avete trovato nel frattempo un accordo condiviso tra le parti.