Nuove lauree professionalizzanti: più possibilità di trovare lavoro?

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Le nuove lauree professionalizzanti sono state introdotte per adeguare il sistema formativo al mercato del lavoro che richiede profili tecnici. Saranno 2 milioni i posti di lavoro nei prossimi 10 anni. Ma le università sono pronte?

Nuove lauree per adeguare la formazione al mercato del lavoro

Le nuove lauree triennali professionalizzanti hanno visto le luce nel 2017 con l’obiettivo di adeguare il sistema formativo universitario alle esigenze del mercato del lavoro, che richiede sempre più profili tecnici invece che umanistici. Secondo le stime, per i primi si creeranno 2 milioni di posti di lavoro entro 10 anni, che in assenza di professionisti formati resterebbero scoperti. Il Centro Studi Cnpi-Opificium prevede che il percorso tecnico-ingegneristico coinvolgerà ogni anno 10 mila studenti, di cui 4 mila che rischiano di non studiare né lavorare e altri 4 mila recuperati dai fenomeni di dispersione scolastica. Il 29% degli studenti di ingegneria abbandona infatti gli studi entro 6 anni.

2 milioni di posti entro il 2025, ma l’Università è pronta?

Il Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale stima 2 milioni di nuove opportunità occupazionali entro il 2025, di cui beneficeranno i profili tecnici intermedi, soprattutto nel settore dell’ingegneria. Le nuove lauree professionalizzanti porteranno stipendi più alti, ma dovranno sia offrire competenze tecniche specialistiche che innalzare il livello formativo. L’indagine Excelsior 2017 di Unioncamere conferma che questi laureati sono molto richiesti oggi, tanto che la loro domanda è cresciuta dal 42% al 50% dal 2011 al 2015. Il mondo accademico italiano è in grado di incentivare il grande cambiamento? Secondo Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui), le università sono pronte per attivare le nuove lauree professionalizzanti attraverso un percorso triennale di formazione tradizionale, tecnica e on the job. “Questo non significa creare una brutta copia dell’esistente – sottolinea Manfredi – ma costruire un triennio che sia davvero formativo, con una governance composta non solo dai professori universitari, ma in maniera paritetica dai rappresentanti del mondo del lavoro e delle professioni”.

Accordi tra Periti Industriali e Università

A sostenere le nuove lauree c’è anche il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, promotore di un progetto che mira a fare incontrare il mondo universitario con la domanda di competenze tecniche. L’ente ha già siglato accordi con alcuni istituti italiani per:
– incentivare l’orientamento universitario all’ingresso e post-lauream;
– assicurare opportunità di tirocinio professionale ai periti iscritti;
– garantire il mutuo riconoscimento dei crediti formativi universitari (cfu) e professionali (cfp);
– cooperare con le università per implementare un percorso formativo adeguato per i periti, che includa le discipline tecniche specialistiche tra gli insegnamenti.
Il progetto punta a innalzare l’appetibilità del titolo sul mercato, sempre più concorrenziale e caratterizzato dalla domanda di competenze elevate.