Maternità al lavoro: come funziona

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La legislazione italiana in tema di lavoro tutela le donne che sono dipendenti e sono in attesa di un figlio. Scopriamo in dettaglio come funziona la maternità a lavoro.

Il congedo di maternità

Rispetto a diversi anni fa è molto più alta la percentuale di donne che lavorano in azienda di qualsiasi settore. Questo ha richiesto il cambiamento di alcune normative per tutelarne i diritti. In particolare il diritto più importante che ha rappresentato una vera conquista è il congedo di maternità. Per scoprire come funziona la maternità al lavoro è importante avere informazioni specifiche su questo genere di concetto. Nello specifico dal punto di vista normativo il congedo di maternità è letteralmente il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro che spetta per diritto a ogni madre lavoratrice dipendente. Il congedo deve essere previsto sia prima della nascita del bambino sia dopo per accompagnarlo nei primi mesi di vita.

Come funziona la maternità a lavoro

Avere informazioni e scoprire il meccanismo per capire come funziona la maternità sul lavoro è un argomento che interessa a molte donne ma anche agli uomini. Oggi la donna non è più quella persona che badava soltanto alle esigenze della famiglia ma è una professionista che vuole far carriera e che ha a disposizione strumenti che la tutelano nel corso della propria vita. Il congedo di maternità è previsto per madri lavoratrici dipendenti che fanno parte della pubblica amministrazione oppure lavorano per enti privati. Inoltre le normative italiane prevedono questo diritto anche per le lavoratrici subordinate con un contratto di apprendistato oppure le socie lavoratrici di una società cooperativa. La platea è stata molto allargata per consentire a tutte le donne che lavorano di avere diritto di avere un figlio.

La durata del periodo di congedo

Un aspetto fondamentale del congedo è ovviamente la durata che complessivamente è pari a 5 mesi. Le donne possono gestire questo periodo come meglio credono anche se ci sono sostanzialmente due opzioni. La prima è quella che prevede l’utilizzo di due mesi precedenti la presunta data di nascita più i tre mesi successivi per poter allattare il bambino nelle prime settimane. La seconda opzione è interrompere l’attività lavorativa esattamente un mese prima della data presunta di nascita e quindi nei quattro mesi successivi. Da sottolineare che la normativa prevede anche delle eccezione e nello specifico delle situazioni in cui il congedo può durare ben al di là dei 5 mesi. In particolare quando il parto è prematuro e avviene prima dei due mesi precedenti la data che viene fissata dal ginecologo come quella presunta di nascita allora la madre lavoratrice avrà diritto al congedo di maternità oltre i 5 mesi obbligatori. Si vanno a sommare tutti i giorni che intercorrono tra la data effettiva del parto e la data di inizio del congedo.

Affidamenti e adozioni

Come funziona la maternità a lavoro in caso di affidamenti e adozioni? Ci sono normative che gestiscono anche queste situazioni per cui una madre che sta per adottare un bambino può assentarsi dal lavoro nei 5 mesi successivi all’ingresso del bambino nella famiglia. Se invece l’adozione è internazionale, si può sommare il periodo precedente all’ingresso del bambino in Italia. La mamma ha anche facoltà di trascorrere dei periodi all’estero che verranno valutati come congedo di maternità purché si procede successivamente con l’adozione. Se invece si tratta di affidamento il congedo massimo fruibile è pari a 3 mesi.