Lavoro: 4 giovani su 10 lo hanno trovato grazie a una Raccomandazione

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La raccomandazione per lavorare aiuta 1 giovane italiano su 4 tra i 15 e i 34 anni, a servirsene sono soprattutto gli uomini del Centro Italia. Secondo l’Istat crescono le possibilità per i laureati, ma 3 su 10 sono pronti ad emigrare per trovare un impiego.

Il 25% dei giovani lavora grazie alle raccomandazioni

La raccomandazione per lavorare in Italia è molto usata e nel 25% dei casi va a buon fine. Infatti 1 giovane su 4, di età compresa tra i 15 e i 34 anni, trova un impiego grazie alla rete informale. Per ottenere un posto, l’intercessione di familiari, amici e conoscenti è più preziosa di titoli di studio, talento e passione. La raccomandazione è un fenomeno diffuso in tutto il Paese, che prescinde dalle differenze di genere e di provenienza geografica. Secondo l’Istat, sono gli uomini residenti nel Centro Italia a farne il più largo uso. All’aumentare del titolo di studio il suo impiego diminuisce perché subentrano altri canali per entrare nel mondo del lavoro, tra cui: gli annunci sul web e sui giornali, la chiamata diretta, le segnalazioni degli istituti universitari, nonché il contatto diretto con le aziende attraverso stage e tirocini.

 

Mettersi in proprio o espatriare? L’Istat fotografa l’Italia

La raccomandazione per lavorare è il primo canale per conquistare velocemente un posto in ufficio, ma non l’unico. Un giovane su 5 ha trovato lavoro grazie alla candidatura diretta, proponendosi all’azienda. Il 12% ha invece deciso di mettersi in proprio avviando un’attività, soprattutto gli uomini laureati provenienti dal Mezzogiorno. Le prospettive che l’Italia offre a chi ha un titolo accademico sono però drammatiche. Ben 3 laureati su 10 sono disposti ad emigrare per avere un lavoro soddisfacente; 4 disoccupati su 10 sono pronti anche a trasferire la residenza all’estero per trovare un impiego. La disponibilità a trasferirsi all’estero è minima nella fascia dei giovanissimi, mentre raggiunge il picco in quella dei 25-29 anni. Torna poi a diminuire nella classe dei 30-34 anni, presumibilmente per i fattori legati alle maggiori età e responsabilità, soprattutto familiari.

Il profilo dei “cervelli in fuga”

Non sempre si può contare su una buona raccomandazione per lavorare oppure si vuole sfruttarla. Molti giovani italiani sono disponibili a trasferirsi, soprattutto gli uomini (+15% rispetto alle donne), in particolare quasi 1 su 2 dei residenti nel Mezzogiorno contro i 3 su 10 del Settentrione.
Le differenze territoriali sono molto evidenti se si tratta di spostarsi all’interno del Paese, ma si annullano quando la meta è l’estero per trovare un lavoro più soddisfacente e remunerato. Nella disponibilità a trasferirsi, influisce anche il titolo di studio dei genitori. Il 63,1% dei figli di laureati se ne vuole andare, mentre è disposto a farlo il 49,8% di quelli che hanno un padre e una madre con un basso livello di istruzione.