Nonostante ci troviamo in una situazione lavorativa nella quale predomina la disoccupazione, esistono nel nostro paese un buon numero di posti di lavoro impossibili da ricoprire, o per mancanza di talento e di competenze, o per scarsità di nuove abilità. Questo, trasferito nell’ambito delle aziende, è un ostacolo che si traduce in una riduzione della competitività, una minore capacità nel soddisfare i clienti e un calo delle possibilità innovative e creative.
Considerato che sono poche le imprese che favoriscono l’opportunità di ridefinire le strategie per generare nuove capacità e risolvere così il deficit di formazione dei dipendenti, risulta sempre più difficile trovare candidati che presentino quelli che sono, generalmente, i requisiti minimi:
– Un’esperienza lavorativa minima di 3,5 anni nel settore.
– Delle competenze tecniche adatte all’offerta, tra le quali necessariamente è di solito incluso un titolo universitario, o post-laurea, o di tipo tecnico.
– Le lingue costituiscono un altro requisito base quando si cerca il candidato finale, visto che in certi posti di lavoro è imprescindibile la conoscenza dell’inglese, del francese o del tedesco.
– Flessibilità retributiva. Sono molti i candidati che rifiutano posti di lavoro perché considerano la proposta di retribuzione troppo bassa.
Offerta e posti di lavoro esistono, il problema è realmente la mancanza di candidati che riuniscano le caratteristiche necessarie per diventare i candidati ideali. In questo modo, i posti che più restano vacanti sono: commerciali esperti (meccanici o elettricisti), agenti di vendita, conducenti, infermiere, professori e personale legale.
La soluzione è nelle mani tanto delle aziende quanto dei dipendenti, visto che le prime, quando chiedono sempre più capacità in settori di nuova creazione, devono incentivare una cultura dell’apprendistato e incoraggiare i dipendenti ad essere padroni delle loro carriere professionali. Questi, da parte loro, dovranno cercare di specializzarsi nel settore nel quale desiderano lavorare.