Colloquio di lavoro e intelligenza artificiale, preparatevi ad affrontare l’intervista con un robot
L’intelligenza artificiale nella selezione del personale avrà un ruolo sempre più importante: già si vedono le prime applicazioni di questo sistema in alcune importanti aziende.
I colloqui di lavoro gestiti dall’intelligenza artificiale sono già una realtà e sono destinati a diffondersi sempre più anche in Italia. Oggi l’uso più comune degli algoritmi nella selezione del personale è quello dello screening dei curriculum, per una prima scrematura delle migliaia di candidature che arrivano ai recruiter.
In questo modo, già da anni, l’automazione aiuta i selezionatori a gestire un’enorme quantità di lavoro, altrimenti impossibile da governare soprattutto se l’azienda che cerca ha necessità di coprire una posizione in tempi rapidi.
Intelligenza artificiale: colloquio di lavoro con il robot
Non è tuttavia solo la prima selezione dei cv la fase più ripetitiva dell’attività dei recruiter. Questi ultimi spendono gran parte delle loro energie e del loro tempo nei primi contatti e nel colloquio preliminare con i candidati, attività che possono essere delegate all’intelligenza artificiale, ovvero a chatbot o robot.
Così già avviene a Ikea, che dal 2017 utilizza il robot russo Vera per contattare anche 1500 possibili candidati al giorno. Il robot, in grado di parlare russo o inglese, svolge un colloquio di lavoro in 8 minuti via telefono e video e individua i migliori candidati da indirizzare a un recruiter in carne e ossa. Il robot assomiglia a un assistente vocale come Google Assistant, Siri o Alexa, che interagisce in maniera intelligente con l’interlocutore.
Anche la multinazionale Unilever, che in Italia riceve 15mila cv all’anno, dal 2018 recluta tutti i candidati con un’intervista digitale: in primo luogo 12 test che misurano skill quali propensione al rischio e capacità di sperimentare, a seguire una videointervista con un robot e solo alla fine l’incontro con un selezionatore umano.
L’AI sostituirà l’uomo nella selezione del personale?
L’intelligenza artificiale tuttavia può fare ancora di più: i programmatori, nel tentativo di rendere i robot sempre più simili all’intelligenza umana, nel campo della selezione del personale stanno lavorando sull’analisi della mimica facciale del candidato alla ricerca di emozioni e di soft per arrivare all’employee journey, ossia la previsione delle performance del candidato assunto nei due anni successivi all’entrata in azienda.
Sono in pochi tuttavia gli addetti ai lavori pronti a scommettere che robot sempre più intelligenti saranno un giorno in grado di sostituire un recruiter umano: la decisione finale, sostengono, potrà spettare solo a un essere umano.