L’insoddisfazione lavorativa è un problema comune dei 35enni

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L’insoddisfazione lavorativa, secondo diversi studi, si incomincia ad avvertire dai 35 anni. Molte ricerche sono state condotte sulla percezione dei lavoratori nei confronti della propria occupazione.

Circa 1 lavoratore su 6, avente più di 35 anni, ha confessato la sua insoddisfazione lavorativa. Anche voi vi trovate a vivere in questa situazione? Ecco 5 consigli per ritrovare l’armonia nella vita professionale.

5 – Abbandonate l’atteggiamento mentale negativo

Pensieri negativi incidono notevolemente sul vostro atteggiamento. Il che significa che se vi fate schiacciare dal malcontento, non solo il vostro lavoro ne risentirà, ma anche il rapporto con i colleghi incomincerà a incrinarsi.

Dopotutto, a nessuno piace avere accanto una persona che non fa altro che tenere il muso lungo o che non perde l’occasione di aprire bocca solo per lamentarsi.

4 – Adottate uno spirito proattivo

Uno dei modi per liberarsi dell’insoddisfazione lavorativa è quello di trasformare l’inappagamento in cambiamento. Per fare ciò, iniziate a comportarvi in maniera costruttiva. Che cosa significa? Non trovate esclusivamente ciò che non va della vostra azienda o nella vostra attività lavorativa. Focalizzatevi invece sulle possibili soluzioni e adoperatevi affinché possano essere messe in atto.

3 – Fate amicizia con i colleghi

Vedere i colleghi di lavoro come nemici è controproducente sia per la propria salute fisica e mentale, sia per la propria attività lavorativa. Il confronto con gli altri può rivelarsi efficace nella produttività, soprattutto se questo apre nuovi orizzonti e nuove possibilità di azione.

Imparate, pertanto, a fare gioco di squadra e mostrateti disponibili. Vedrete che così facendo non solo le ore lavorative saranno meno pesanti, ma riuscirete anche a ottenere un supporto nei momenti del bisogno.

2 – Combattete l’insoddisfazione lavorativa, abbracciate il cambiamento

L’insoddisfazione lavorativa spesso è legata ad ansie e preoccupazioni dovute alla paura del cambiamento e dell’ignoto. Tutto questo non genera altro che ansia e costringe il lavoratore a rinchiudersi nella propria zona di comfort.

Per uscire da questa pericolosa fase di stallo, abbiate più fiducia in voi stessi e nelle vostre competenze e provate pian piano ad affrontare le responsabilità non come un peso, ma come un’opportunità per crescere professionalmente.

1 – Individuate le cause dell’insoddisfazione lavorativa

Fare un processo di autoanalisi può essere molto efficace nel comprendere quali siano i fattori che generano le delusioni e le frustrazioni in ambito lavorativo. Provate a chiedervi qual è il motivo reale della vostra scontentezza.

Vi sentite sommersi dai doveri? Vorreste avere più riconoscimenti o semplicemente sentite che non siete idonei a ricoprire il ruolo che vi hanno affidato? Una volta individuate le cause, sarà più facile capire quale percorso intraprendere: se rimanere o dare un taglio definitivo, cercando un altro posto di lavoro.

A questo punto è importante sapere come farsi trovare dai recruiter. Oppure potete sempre decidere di mollare tutto e di viaggiare – a questo proposito potrebbe interessarvi l’articolo Insoddisfatto già dai primi anni di lavoro: molla tutto e viaggia.

Prima però di mollare tutto e arrivare troppo in fretta a soluzioni drastiche, provate a pensare se potete trasformare la vostra insoddisfazione lavorativa in una spinta positiva per la vostra vita. A volte, basta esporre le vostre idee e i vostri suggerimenti su come migliorare la qualità del lavoro in ufficio ai vostri superiori. Chissà, magari non solo migliorerete la vostra situazione, ma riuscirete anche a ottenere una promozione!

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  • Parole, parole,parole...io ho vissuto con una collega bosniaca la quale mi minacciavano di brutto di andare via dall'ufficio perché, secondo lei, ero bugiardo.
    Mi hanno tolto il lavoro per 3 mesi i colleghi bosniaci perché, secondo loro, venivo a lavorare per divertirmi a cancellare i files dal computer e, se cercavo di discolparmi, non venivo creduto. Si fa presto a dire non lamentarsi.
    Fosse stata mia moglie potevo separarmi, ma lì come facevo? Il loro gioco licenziandomi? Così non trovavo nulla? E tutta la ditta a loro favore...tanto sono stati una causa del mio licenziamento anche loro..sono più di 7 anni che sono a spasso...I bosniaci cercavano di far entrare altre persone nella ditta al mio posto e mi facevano mobbing, nel senso che mi urlavano per futili motivi tipo quando mi chiamavano e io rispondevo: "Cosa c'é?" e, se cercavo di discolparmi, facevo la vittima (il che non è vero) oppure volevo avere sempre ragione (il ché é vero fno a un certo punto, nel senso che loro mi obbligavano per forza a essere convinto che fosse colpa mia anche se io non riuscivo a esserne convinto, ma lo dovevo per forza...e però se facevo notare qualcosa a loro uhhh si offendevano alla morte...) oppure giro le cose a modo mio quando invece erano loro a girarsele a modo loro, a mio avviso...vorrei un po sguinzagliarle dietro a qualcuno di voi quelle persone...oh, erano di Sarajevo, dove è nata la prima guerra mondiale...Se chiedevo quando non capivo è perchè chiedevo, se non chiedevo era che facevo le cose di testa mia...insomma, non gli andava mai bene niente...si fa presto a dire non lamentarsi..Uno si tiene tutto dentro ma poi esplode.... E potrei andare avanti all'infinito di ciò che mi è capitato, ma preferisco terminare qui..e se mi lamentavo: "Eh, ma in fin dei conti ti pagano lo stipendio" un mio pseudo amico..

    • Grazie Gianpaolo, raccogliamo la sua esternazione: ovviamente quanto scritto nell'articolo ha carattere generale.
      Ogni singolo caso specifico va affrontato a seconda del caso. Le auguriamo di trovare presto soddisfazione!