I giovani impiegano una media di sei anni per trovare un lavoro stabile, in confronto ai danesi, a cui servono solo due anni. Inoltre, dovranno aspettare dai quindici ai ventiquattro anni per firmare il loro primo contratto fisso dopo aver terminato la loro carriera professionale.
Un recente studio della OCSE ci informa che tre giovani su quattro hanno avuto un contratto a tempo determinato (sostituzione maternità, lavoro per alcuni mesi o a progetto), e poi sono andati direttamente in disoccupazione.
Afferma che, data la scarsità di lavoro fisso, molti preferiscono accettare qualsiasi lavoro disponibile se l’alternativa è non avere nessun lavoro. Parliamo in questo caso dei “marginali”: lavoratori temporanei, spesso con lavori poco produttivi, salari più bassi e che alternano fasi di lavoro temporaneo e fasi di disoccupazione.
Questa situazione più provocare un’autostima abbastanza bassa, dando luogo a una minore produttività e al rischio di ristrettezze economiche anche se si ha un lavoro.
Inoltre, i giovani di adesso guadagnano il 35% in meno del 2008. Questo fa sì che sia impossibile per i giovani riuscire a rendersi indipendenti.
L’economia deve migliorare molto. L’ideale sarebbe poter dare la possibilità per i giovani che fanno pratica in un’impresa, di poter rimanere a lavorare lì, con un contratto duraturo e stabile. Un altro mezzo sarebbe orientare gli studi verso i profili lavorativi che le imprese stanno realmente cercando, anche se sono ancora pochi i giovani che, dopo gli studi, hanno acquisito l’alto livello di qualificazione professionale necessario per integrarsi nell’economia e nella società.