GenZ e lavoro, come lavorano tra critiche e cambiamento

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“Irritanti, svogliati, senza etica”. Ma com’è la GenZ al lavoro? Tra le critiche e la voglia di cambiamento emerge un quadro desolante. Tuttavia i pregiudizi non servono perché i giovani hanno anche tante risorse.

 

 

Critiche da boomer?

A 61 si viene considerati ufficialmente boomer, con questa definizione che ormai è entrata a far parte di diritto nel modo di comunicare attuale. La fonte, però, è autorevole e si tratta addirittura di un premio oscar.
È stata La bella e brava Jodie Foster a descrivere i ragazzi di oggi “irritanti, svogliati, senza etica”. Dunque com’è la GenZ al lavoro? L’analisi tra critiche e voglia di cambiamento è impietosa e disegna un profilo pessimo.
L’attrice ha parlato delle nuovissime leve di aspiranti professionisti del cinema lamentando errori grossolani di ortografia, scarso rispetto e predisposizione ad arrivare sempre in ritardo.
Jodie Foster, sul fronte cinematografico, consiglia ai ragazzi di rilassarsi e di sciogliersi per avere una buona performance sul set. Peraltro ha due figli di 22 e 25 anni, ai quali desidera indirizzare il monito per lo sblocco del potenziale creativo.

 

“Irritanti, svogliati, senza etica”. La GenZ al lavoro: troppe critiche e molta voglia di cambiamento

A prescindere dal pensiero di Jodie Foster, c’è effettivamente un problema intergenerazionale che si riferisce alla velocità con cui avvengono i cambiamenti di prospettiva nel mondo del lavoro. Il confine è stato tracciato dalla pandemia, che ha trasformato la GenZ in modo irreversibile suggerendo maggiore attenzione per coltivare i propri sogni.
Per gli adulti il mito del posto fisso è resistito ma i giovanissimi hanno preferito abbracciare la transizione verso la flessibilità. La condotta proattiva ha portato le nuove leve a scegliere il benessere mentale anziché la stabilità occupazionale.
I recruiter, che talvolta sono dirigenti di lungo corso, dovrebbero approfittare di queste ambizioni giovanili, iniziando a valutare i profili dei candidati in base alla volontà di crescere professionalmente e lasciando da parte tutte le questioni negative sollevate da Jodie Foster. Arrivare tardi a lavoro non va bene ma puntare a una carriera gratificante è una dote da non trascurare.

Le competenze digitali (e dove farle valere)

Per la GenZ sul lavoro, la definizione di “irritanti, svogliati, senza etica”, dunque, si sofferma sulle critiche ma non considera la voglia di cambiamento messa in campo dai ragazzi. I giovani, per superare le difficoltà che esprime Jodie Foster, pretendono di sfruttare le competenze digitali acquisite al di fuori del circuito scolastico.
Le imprese dovrebbero creare le condizioni affinché i ragazzi portino un valore aggiunto in azienda, a partire da ciò che conoscono meglio, dalle lingue straniere ai social network.