Per Facebook tasse locali in vigore dal 2019. La nuova misura sarà introdotta nel 2018 con il passaggio alle strutture di vendita locali in 26 Paesi, tra cui l’Italia. Il colosso californiano sarà tassato in base ai ricavi fatturati in ogni territorio.
Svolta Facebook: tasse locali anche in Italia dal 2019
Il colosso californiano dei social network ha annunciato di recente importanti novità per quanto riguarda il suo rapporto con le fiscalità nazionali. I cambiamenti coinvolgeranno 26 Paesi in cui opera, tra cui l’Italia. Da 2018 introdurrà una rete di strutture di vendita locali, mentre dal 2019 entreranno in vigore per Facebook tasse locali dove svolge attività economica. La creatura di Zuckerberg non si limiterà più a pagare solo il “vantaggioso” Fisco irlandese, ma dovrà farlo in ogni Paese in base ai ricavi che produce nel territorio e alla sua legislazione fiscale. La svolta è epocale perché, dopo un ventennio, l’economia digitale globale fa un passo indietro per “territorializzarsi”, conformandosi alle norme fiscali nazionali come nella vecchia economia industriale.
Per Facebook tasse locali e più trasparenza anche grazie all’Italia
Dal 2019 Facebook dovrà pagare le tasse in 26 Paesi, ma ciò non comporterà automaticamente un aumento delle loro entrate fiscali. Bisognerà vedere come andranno le cose in termini di fatturato locale e quali aliquote saranno applicate. L’introduzione delle strutture di vendita locali aumenterà sicuramente la trasparenza dei ricavi maturati, favorendo il controllo dei Governi mondiali. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha sottolineato l’importanza di tassare i redditi nei Paesi dove opera l’azienda e ritiene che la nuova misura sia stata condizionata dagli sforzi internazionali per combattere l’evasione fiscale. L’Italia ha offerto un contributo significativo ponendo la tassazione locale delle multinazionali del settore digitale in cima alla lista delle priorità del G7 di Bari.
L’UE dice basta all’elusione fiscale dei colossi americani
Sono finiti i tempi in cui le grandi aziende americane potevano evadere le tasse continuando ad operare indistubate nei Paesi dell’UE. Secondo il recente rapporto Tang, elaborato dal gruppo comunitario per la riforma della “Corporate Tax”, nel triennio 2013-2015 l’UE ha perso tutte le imposte calcolate sull’imponibile di 54 miliardi, solo per quanto riguarda Google e Facebook. I 2 colossi statunitensi hanno posto la propria base in Irlanda, noto paradiso fiscale e lavorativo. Dati del dossier alla mano, Facebook è soggetto a una tassazione irrisoria fuori dall’Europa, tra lo 0,03 e lo 0,10%, mentre nell’UE l’aliquota corrispondente oscilla tra il 28 e il 34% dei ricavi. Sommando questa elusione fiscale a quella di Google, l’erario dell’UE ha perso mediamente 1,8 miliardi ogni anno, ossia 5,4 miliardi nell’ultimo triennio.