Se parli bene inglese (condizione imprescindibile) e stai pensando di attraversare l’oceano per cercare lavoro negli Stati Uniti, devi sapere che i processi di selezione non sono uguali a quelli italiani. E nemmeno i colloqui. Ma non preoccuparti, perché ci siamo noi a segnalarti le differenze affinché tu sia preparato. Ricordati che normalmente le aziende statunitensi non prevedono uno o due colloqui ma, di solito, tre ed è importante chiarire qual è il valore aggiunto che sei in grado di apportare se decidono di assumerti.
L’abbigliamento è fondamentale: sembra superfluo dire che l’abbigliamento è molto importante e devi presentarti possibilmente in giacca e cravatta o in completo. Anche se il posto per il quale ti candidi non prevede abbigliamento formale.
Devi conoscere l’azienda: è fondamentale conoscere profondamente l’azienda per famigliarizzare con i suoi prodotti, la cultura aziendale, la clientela, il sistema di lavoro. A questo scopo può risultare utile sia una ricerca on line sia l’opinione dei dipendenti o dei clienti.
Primo colloquio: il primo colloquio avviene, di solito, telefonicamente, con il personale delle Risorse Umane. Normalmente l’interlocutore deve sondare la personalità del candidato per verificare se si adatta con il posto vacante. È importante, già a questo punto, conoscere l’azienda, come dicevamo prima, per avere chiaro il metodo di lavoro.
Secondo colloquio: il secondo colloquio telefonico viene effettuato, di solito, con il responsabile del dipartimento che deve coprire il posto vacante, quindi con colui che potrebbe essere il tuo capo. Durante il colloquio si parlerà delle conoscenze e dell’esperienza in aziende similari e dei ruoli che hai ricoperto.
Terzo colloquio: l’ultimo colloquio è effettuato personalmente ed in questa occasione conoscerai la persona o le persone con cui lavorerai e le domande alle quali devi rispondere in relazione alle qualità specifiche necessarie per occupare il posto di lavoro al quale aspiri.
Domande frequenti: il portale Glass Door, disponibile solo negli Stati Uniti, ha raccolto, attraverso i suoi utenti, le domande più frequenti che si fanno durante un colloquio di lavoro. Sono queste:
– Quali sono i tuoi punti forti?
– Quali sono i tuoi punti deboli?
– Perché sei interessato a lavorare per la nostra azienda?
– Dove ti vedi tra 5 anni?
– E tra 10 anni?
– Perché vuoi cambiare lavoro?
– Perché c’è un buco temporale nel tuo CV?
– Cosa ci puoi offrire rispetto agli altri candidati?
– Cosa vorresti che il tuo attuale capo migliorasse?
– Sei disposto a trasferirti?
– Sei disposto a viaggiare?
– Raccontaci uno dei successi lavorativi di cui vai fiero.
Tipi di domande: normalmente negli stati uniti vengono poste diverse domande durante i colloqui: domande a risposta aperta (perché ti interessa questo posto?), domande a risposta chiusa, relative ad informazioni specifiche (anni di esperienza in un determinato campo), domande ipotetiche, destinate a verificare se hai l’esperienza necessaria per risolvere i problemi che insorgono sul lavoro (cosa faresti se ti trovassi in questa situazione?), domande a catena, in cui l’intervistatore pone una domanda e, senza attendere la risposta, la incatena ad un’altra, legata alla prima (cosa ne pensi del nostro nuovo prestito al consumo? Credi che possa migliorare gli introiti della banca? Potrebbe attrarre più clientela?) ed, infine, domande legate al comportamento, che mirano a verificare le tue reazioni in determinate situazioni.
Il candidato può fare domande? Certamente, alla fine del colloquio è importante fare domande all’intervistatore. Una domanda deve riferirsi al posto vacante: perché il posto si è liberato? Si tratta di una nuova posizione? Quali sono le principali responsabilità? L’obiettivo è anche quello di verificare le possibilità di crescita personale in azienda. Alla fine del colloquio è conveniente informarsi riguardo ai tempi di risposta ed ai passi successivi.