Una persona non va al bagno in ufficio solo per necessità, ma anche per parlare al telefono, mandare sms, parlare coi colleghi, fare qualcosa di proibito come fumare per non dover uscire in strada o, semplicemente, per riposare un attimo e lavarsi il viso per svegliarsi.
Ci sono persino delle persone che usano il bagno come rifugio, ad esempio per piangere. E altri che mettono su delle vere discussioni sportive o politiche ai servizi. Il pericolo è quando questi colleghi parlano di lavoro e non si rendono conto che qualcuno li sta ascoltando. Per esempio, tu. Se la conversazione mantiene un tono di voce bassa, stai sicuro che stanno parlando male del tuo capo, che è la cosa più probabile, di un altro collega o, cosa peggiore, di te.
In questo caso, non sei tu quello che si deve sentir male per aver sentito, ma loro perché parlano male di te, così la cosa migliore che puoi fare è lasciare che ti vedano, perché si rendano conto dell’errore che hanno commesso e impallidiscano di paura. Non meritano nient’altro.
Ci sono colleghi che alla minima occasione ne approfittano per criticare il tuo lavoro, la tua presunta adulazione del capo o semplicemente il tuo modo di vestire. Se vedi che ci sono due o più persone che vanno assieme al bagno e che hanno la fama di essere criticone, alzati anche tu e vagli dietro, per evitare che spettegolino di tutti quelli che conoscono.
Al contrario, puoi essere anche tu quello che parla male di un collega e può succedere che questo ti scopra. La cosa può essere ancora peggiore se, invece del collega, è il capo che ti ascolta. Lì sì che il problema si fa serio. Visto che i muri “parlano”, è meglio non criticare nessuno alle sue spalle. E se proprio hai un bisogno vitale di farlo, scegli il luogo e il momento più adatti perché non ti becchino. Se è fuori dal lavoro, meglio ancora.