Lavorare meno, lavorare tutti: in Germania via al contratto dei metalmeccanici

Rate this post

Il vecchio motto comunista del “lavorare meno, lavorare tutti” diventa realtà in Germania dove il sindacato IG Metall raggiunge con le aziende un accordo per un nuovo contratto dei metalmeccanici tedeschi che sancisce la settimana lavorativa da 28 ore per esigenze familiari.

Più flessibilità, aumenti salariali e un precedente che non mancherà di influire sulle politiche economiche dei partner europei… Certo la situazione tedesca è più rosea di quella di altri Paesi ma il dado della settimana corta è tratto.

Il nuovo contratto dei metalmeccanici tedeschi prevederà infatti un aumento di salario del 4,3%, una maggiore flessibilità lavorativa che consentirà ai lavoratori di organizzare il proprio orario lavorativo, riducendo il loro lavoro settimanale a sole 28 ore per un periodo minimo di sei mesi e un massimo di 24 mesi.

I lavoratori inoltre si troveranno in busta paga 100 euro una tantum e, dal 2019, coloro che decideranno di ridurre le proprie ore di lavoro per motivi familiari – assistenza ad anziani o per i figli – potranno anche rinunciare all’integrazione salariale in cambio di giornate di ferie fino a 8 giorni.

Ma la flessibilità darà vantaggi anche alle aziende che potranno aumentare contestualmente i contratti con 40 ore di lavoro settimanali.

Il nuovo contratto dei metalmeccanici tedeschi

Il nuovo contratto di lavoro collettivo riguarderà per il momento soltanto 900mila metalmeccanici e sarà una sorta di accordo-pilota che – se darà i risultati sperati – verrà in seguito applicato a tutto il settore metalmeccanico, che conta circa 3,9 milioni di lavoratori.

L’accordo sul nuovo contratto dei metalmeccanici tedeschi è stato raggiunto proprio mentre i negoziati per la formazione del Governo di Grande Coalizione stanno entrando nelle fase finali, con la discussione del punto più controverso e più difficile da raggiungere: la riforma del mercato del lavoro.

Spd – il partito socialdemocratico – chiede infatti di trasformare i contratti a tempo determinato in posti di lavoro a tempo indeterminato, mentre Cdu – l’unione cristiano-democratica – e Csu – l’unione cristiano-sociale – invece temono l’insorgere degli imprenditori che ritengono questo provvedimento pericoloso per la crescita e per l’economia.