Manca poco alla fine del 2018 e non è ancora chiaro se il Governo attuale confermerà anche per il prossimo anno il congedo di paternità, alternativo al congedo di maternità della madre, fruibile dal padre lavoratore dipendente, anche adottivo e affidatario, entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio.
La petizione online per salvare il congedo di paternità
È stata lanciata una petizione online per rendere strutturale il congedo di paternità e anzi rinforzarlo, proponendone l’estensione da 4 a 10 giorni nei primi 5 mesi di vita dei neonati, come, secondo i promotori della petizione avviene con successo in altri Paesi europei.
I promotori specificano inoltre che bisogna destinare più risorse alla cura e alla crescita dei bambini, promuovere il lavoro dei giovani e delle giovani, e, soprattutto, incentivare e sostenere la condivisione delle responsabilità della famiglia tra madri e padri.
Congedo di paternità, gli esempi europei
La Svezia è stato il primo Paese europeo ad aver previsto le cosiddette quote papà. In questo Paese, ai padri vengono concesse due settimane a casa con retribuzione all’80 percento. In Finlandia, il congedo di paternità è esteso a 54 giorni di congedo retribuiti. A parte il Nord Europa, sia in Slovenia che in Spagna sono previste quattro settimane.
L’Unione Europea sta ragionando su una soglia minima di 10 giorni con una retribuzione pari a quella dell’indennità di malattia.
Italia, pochi i padri in congedo
Secondo le stime, per estendere in Italia il congedo di paternità a 10 giorni ci vorrebbero 100 milioni di euro. Sono solo il 30 percento i neo-papà italiani lavoratori dipendenti che usufruiscono di questo diritto. Il motivo principale è quello economico: gli uomini sono ancora pagati meglio delle donne e, a differenza loro, non sono obbligati a prendersi il congedo.
Quindi, conviene di più mettersi in ferie per stare con i figli neonati rispetto a prendersi il congedo di paternità.