Costo del lavoro: quanto costa alle aziende italiane un lavoratore?

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Il costo del lavoro non è lo stesso in tutti i Paesi, lo sappiamo. Quanto costa a un’azienda italiana un lavoratore rispetto alle sue concorrenti in altri Paesi europei? È ancora vero che in Italia non conviene fare impresa per il costo elevato dei lavoratori?

costo del lavoro

Costo del lavoro in Italia e in Europa

Il costo del lavoro – remunerazione oraria basata sui dati Eurostat 2016 – in Europa oscilla tra poco più di 4 euro all’ora in Bulgaria a oltre 40 euro all’ora in Danimarca: due estremi di due nazioni, va da sé, molto diverse. In Italia il costo medio orario di un lavoratore nel 2016 è stato di 27,50 euro, quindi non basso, ma nemmeno tra i più alti.

Peraltro, in Italia la tendenza è quella di una diminuzione del costo del lavoro, a differenza di altri Paesi europei.

Delocalizzare conviene ancora? Ovviamente, con costi dei lavoratori così bassi come quello della Bulgaria, l’Est europeo è ancora attrattivo per le imprese italiane e non solo. Però, per esempio, Ungheria e Polonia hanno superato gli 8 euro all’ora e il costo del lavoro in Romania è aumentato del 12 percento.

La tendenza sta cambiando e forse delocalizzare non conviene sempre: il caso di Fastweb, che riporta in Italia (a Cagliari e a Lecce) alcuni call center dall’Est, è un segnale.

Cosa fa aumentare il costo del lavoro

Il costo orario di un lavoratore si basa essenzialmente sul proprio salario, al quale vanno aggiunti i costi non salariali come i contributi sociali a carico dei datori di lavoro, le assicurazioni obbligatorie da versare a carico dell’imprenditore, la quota per la tredicesima (e, dove presente, la quattordicesima), il Tfr, le ferie e i permessi.

La quota dei contributi non legati allo stipendio è circa del 24% nei paesi della UE. Anche in questo caso, ci sono delle differenze: dal 6% di Malta – nota per le sue agevolazioni fiscali – fino al 33% della Francia.

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