Ecco la situazione in Italia riguardante il Gender Pay Gap
Lavoro uguale con salario diverso
La differenza nelle retribuzioni per il genere maschile e quello femminile è un problema che desta preoccupazione. La parità di genere, purtroppo, è ben lontana nel mondo del lavoro e resistono numerose difficoltà nella fruizione non discriminatoria delle opportunità professionali. Ciò accade sia per quanto concerne le lavoratici dipendenti sia per le imprenditrici.
Le disuguaglianze si manifestano anche a parità di mansioni, spesso con un inquadramento non adeguato per le donne o con percorsi di carriera molto più complessi, che sono dovuti all’astensione per i periodi relativi alla gravidanza e al rientro dopo aver partorito un figlio. Le normative di tutela esistono ma in alcuni casi sono insufficienti.
Il gender pay gap: qual è la situazione in Italia? Istat ha stimato questo divario intorno al 5% e, sebbene nel mondo si arrivi a numeri del 20%, non c’è affatto da consolarsi.
Famiglia, lavoro e chiarezza delle paghe
Può sembrarvi un’ovvietà ma, nonostante alcuni piccoli progressi, far coesistere gli impegni familiari con la vita in azienda per molte donne diventa quasi impossibile.
Un altro aspetto di cui bisognerebbe occuparsi rapidamente è la trasparenza salariale, ovvero la comprensione di come vengono calcolati gli stipendi e come possono essere confrontate tra loro due diverse buste paga.
Il gender pay gap si risolve solo ed esclusivamente se c’è una consapevolezza diffusa del problema, superando le barriere in entrata che il genere femminile trova in alcune realtà e annullando le discriminazioni, un obiettivo che può essere raggiunto con l’intervento tangibile delle leggi e degli organismi di ispezione.
Gender pay gap: qual è la situazione in Italia
Non vi farà piacere conoscere un record negativo che ha registrato proprio il nostro paese. In base ai dati forniti dal Censis, infatti, il tasso di attività al femminile si ferma a quota 56,2%, ovvero all’ultimo posto in classifica nei paesi della comunità europea. In Svezia, invece, l’81,2% delle donne è attivo professionalmente e, a livello europeo, è stato stabilito almeno l’obiettivo del 75%, da cui l’Italia è colpevolmente lontana.
I percorsi di formazione, nel futuro prossimo, non dovranno essere promossi solo per insegnare materialmente i mestieri ma anche per combattere questi assurdi stereotipi di genere. La mancanza di pari opportunità fa male al mondo del lavoro, alla reputazione delle imprese, all’economia e alle famiglie.