I tatuaggi in una donna sono ancora visti male sul luogo di lavoro da parte di molti selezionatori e clienti. Secondo l’Economist le aziende preferiscono assumere chi ne è privo, ma ci sono delle eccezioni.
I tatuaggi visibili penalizzano il curriculum
I tatuaggi in una donna non sembrano andare d’accordo con l’ufficio. A supporto di questa tesi c’è anche la rivista Economist, che ha cercato di capire se i tatuaggi potessero penalizzare il curriculum professionale. Al di là che i datori di lavoro possano amarli e persino averne, c’è il fatto che quando poi si tratta di assumere un dipendente cambino idea. Essi preferiscono stipulare un contratto con chi non ne ha. Inoltre, mentre nel caso degli uomini si tende con più facilità a chiudere un occhio, una donna tatuata a lavoro continua a suscitare scalpore ingiustificato.
Ci sono però delle eccezioni, che riguardano sia il tipo di azienda che il disegno e la sua grandezza. Un fiorellino nascosto dietro il polso passa inosservato. Invece i tatuaggi di una donna visibili possono penalizzarla fortemente durante un colloquio. Un buon compromesso potrebbe essere coprire il tatuaggio con i vestiti (Come vestirsi per un colloquio di lavoro), così da non suscitare la disapprovazione di colleghi e clienti.
Non tutti i tatuaggi di una donna (e le aziende) sono uguali
Secondo Andrew Timming, professore alla St. Andrews University in Scozia, i tatuaggi vengono ancora associati ad un atteggiamento “ribelle” che allerta i datori di lavoro. Questa è la conclusione dello studio da lui condotto nel 2013. Questo ha visto collocarsi ai posti più bassi della classifica di gradimento dei recruiter, a parità di curriculum, i candidati a cui era stato applicato un tatuaggio sul collo.
Un’altra sua ricerca precedente sui tatuaggi visibili era arrivata alla stessa conclusione. Si tratta di un “pregiudizio sociale e non individuale” del quale, secondo Timming, sono vittime i manager, preoccupati di come li percepiscono i clienti dell’azienda. Tuttavia non tutti i tatuaggi di una donna sono uguali. Quelli che ritraggono fiori e farfalle sono ritenuti accettabili, al contrario di quelli che rappresentano teschi o situazioni negative. Invece nelle aziende “tattoo-friendly”, luoghi di lavoro più aperti e dalla clientela giovane, avere un tatuaggio può rivelarsi addirittura un vantaggio.
In ufficio vincono ancora i pregiudizi
Il pregiudizio nei confronti dei tatuaggi di una donna e di un uomo sono anacronistici secondo l’Economist, ma fondati. Diverse ricerche sul campo hanno mostrato il loro legame con i comportamenti devianti. Le persone tatuate sembrerebbero più inclini a portare armi, commettere reati e fare uso di sostanze stupefacenti. “L’associazione è più forte quando i tatuaggi sono grandi o quando ne sono presenti diversi”, ha dichiarato Jerome Koch, sociologo alla Texas Tech University. Nel 2013 persino l’Esercito USA è arrivato ad adottare delle regole per limitare il numero e le dimensioni dei tatuaggi ai soldati, vietando quelli su testa, collo e mani. L’obiettivo? Promuovere maggiore disciplina e professionalità.