“ZARA GIAPPONESE” E ALTRE COPIE STRANIERE CHE MINACCIANO DI SUPERARE GLI ORIGINALI
In piena era di globalizzazione, l’arrivo di aziende straniere sul territorio nazionale è già un fenomeno consolidato da alcuni anni. Si tratta di firme che sono riuscite ad inserire i loro prodotti nel mercato, e che rappresentano anche una minaccia per i loro concorrenti, perché quello che offrono può persino superare gli originali. In questo senso, il segmento di aziende asiatiche è leader di questa tendenza. Vediamo com’è la situazione in Spagna, dove il marchio Zara, noto anche in Italia, è messo a rischio. Queste sono alcune delle aziende straniere che possono mettere in scacco le originali:
– Uniqlo, lo “Zara giapponese”
Questa azienda tessile giapponese, conosciuta come lo Zara nipponico, ha tra i suoi obiettivi quello di mettere in ombra proprio l’impero di Amancio Ortega (fondatore di Zara), proprio come ha dichiarato il suo proprietario. È già entrato in Spagna attraverso Barcellona. In pratica, Fast Retailing, proprietaria di Uniqlo, è stata creata da Tadashi Yanai, che ne è anche il presidente. Dopo essere sbarcati in Catalogna, ora i suoi proprietari sognano di entrare in grande a Madrid. Il possibile arrivo nella capitale spagnola è dichiarato da fonti del settore immobiliario. Uniqlo aprirà un locale in zona prime, niente meno che nell’antico Palazzo della Musica della Gran Vía. Yanai, il suo artefice, ha prefissato per Uniqlo l’obiettivo di far entrare 50.000 milioni di dollari all’anno nel 2020, quattro volte la cifra attuale. Circa il 50% dei nuovi dipendenti dell’azienda non durerà neanche tre anni, secondo i suoi detrattori. Ma il suo proprietario gode di una gigantesca tenuta con minigolf a Tokio e ha triplicato la sua fortuna nell’ultimo lustro, fino ad accumulare, secondo Forbes, la non disdegnabile fortuna di 13.200 milioni di euro.
– Mulaya, con lo sguardo verso il “low cost”
Mulaya è una firma cinese che nacque in Spagna dieci anni fa, e che adesso sta iniziando ad espandersi nel territorio della penisola. È un caso simile a Uniqlo, ma proveniente dalla Cina, che cerca di consolidarsi nel settore dell’abbigliamento “low cost”. Il marchio, che già è stato soprannominato come lo “Zara cinese”, non è l’unico rivenditore di origine asiatica che opera in Spagna. Attualmente, Mulaya possiede 25 negozi in Spagna, (21 a Madrid, due a Valencia, uno a Barcellona e un altro a Ciudad Real), e ha avuto una crescita del 30% nell’ultimo anno. Opera solo nel territorio spagnolo, non ha negozi fuori dal paese e non vende neppure in Cina.
– Okeysi, un impero a basso costo
La catena asiatica di moda femminile a basso costo Okeysi eleva sempre di più il suo posizionamento nel mercato spagnolo. La compagnia, controllata dall’impresario di origine cinese Xiaohua Chen, ha persino avviato un macro negozio nel quartiere di Salamanca, nel pieno della “Milla de Oro”, nel centro di Madrid. Okeysi conta già tredici negozi in tutto il paese. Fondata a Madrid nel 2007, si rivolge ad un pubblico femminile di età compresa tra i 18 e i 35 anni. La compagnia ha messo in atto negli ultimi mesi un processo di espansione che l’ha portata ad aprire negozi in città come Madrid, e a cominciare a esplorare nuovi territori, come Valencia o La Coruña.
– Modelisa, la firma di design
Vetrine curate, negozi ben organizzati, pieni di luce e con scaffali ed espositori di stile attuale, musica di moda e fisionomia giovanile… Sono i tratti principali dei negozi della catena cinese Modelisa, curati anche nel design. Si trovano in centro a Madrid, e nelle zone più commerciali dei quartieri popolari della capitale. La catena ha già 11 negozi. La sua principale strategia consiste nell’offrire abbigliamento orientale per i tempi di crisi. L’ordine, l’illuminazione e altri aspetti come la pulizia e l’uso di etichette serigrafate, biglietti con gli indirizzi dei negozi della catena, ecc si allontanano dall’immagine tipica dei bazar e dei negozi orientali.
– Xiaomi, tra Apple e Samsung
Xiaomi è una strartup cinese che si propone di fare smartphone d’alta gamma a prezzi molto economici. I suoi cellulari hanno aspetti tecnici al pari dei telefoni del calibro di Apple e Samsung, ma sono venduti per meno della metà, quasi al di sotto del costo di produzione. Siccome sono buoni, belli ed economici, si vendono molto bene. Infatti, nei primi due trimestri del 2014, Xiaomi ha venduto 26,1 milioni di telefoni, molti di più di quelli che ha venduto in tutto il 2013. Counterpoint, azienda specializzata in sondaggi tecnologici, ha pubblicato la top ten degli smartphone più venduti nel 2015. La lista è composta solo da tre marche: Apple, Samsung e l’azienda cinese.
– Bright Food, alla conquista del mercato
Il gruppo industriale Bright Food, il primo del mercato cinese, ha chiuso in settembre 2015 l’acquisto del distributore catalano Miquel Alimentació. Il gigante asiatico, che fattura 18.000 milioni di euro, vuole trasformare il distributore con sede a Vilamalla (Alt Empordà, in Catalogna) nella sua piattaforma, per inserire prodotti in Spagna ed esportare quelli spagnoli verso la Cina. Infatti, la compagnia ha iniziato a vendere articoli come olio di oliva e di girasole, vino, caramelle e cioccolato, e inoltre cerca già un produttore per commercializzare olio di oliva con il suo marchio in Spagna.
– Sheinside, il sito web che tira i prezzi
È molto forte quello che sta provocando in Spagna l’azienda cinese Sheinside. A differenza delle altre, opera solamente in internet, ma si tratta di un giro d’affari colossale. La chiave: negozi on-line che offrono prodotti dove la qualità non è molto buona, ma con prezzi stracciati. Serve a tutte quelle persone che vogliono sfoggiare un capo di grande tendenza, senza spendere un capitale. Sheinside si descrive come un sito web di moda online per tutte quelle che sono stanche di vestirsi uguali alle altre e che vogliono la moda a un buon prezzo.
– Romwe, un altro gigante digitale
Romwe è un’altra azienda proveniente dalla Cina, con un’interfaccia molto simile a quella di Asos (un altro gigante della vendita on line) che vende prodotti tessili sul web, con prezzi sbalorditivi e vere occasioni. La spedizione è gratuita in Spagna, e servono tra le 2 e 3 settimane ad arrivare alla porta di ogni casa. Il pagamento è sicuro perché è fatto con PayPal. Ancora una volta, gli imprenditori cinesi tornano a minacciare il regno delle compagnie spagnole. Romwe ne è un altro esempio: ha già milioni di iscritti alla sua pagina in tutto il mondo.