Errori sul calcolo della pensione? Risponde l’Inps

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In caso di errori sul calcolo della pensione, l’Inps dovrà risarcire i danni. Una recente sentenza della Cassazione ha dato ragione a un lavoratore al quale era stata comunicata in maniera informale una data di pensionamento sbagliata. Ecco come è andata.

errori sulla pensione

L’Inps sbaglia a fare i conti? Da oggi paga le conseguenze

Se l’Inps commette errori sul calcolo della pensione deve risponderne. Dovrebbe essere una conclusione “naturale”, ma in Italia c’è stato bisogno di scomodare persino la Corte di Cassazione per difendere le proprie ragioni. È andata così a un lavoratore, al quale l’istituto previdenziale aveva fornito delle informazioni errate sulla data di pensionamento. Collocato in mobilità, aveva rinunciato a impugnare il suo licenziamento perché convinto di avere versato i contributi sufficienti per andare in pensione  sulla base dei dati (sbagliati) che gli erano stati forniti. La recente sentenza 23050/2017 della Suprema Corte gli ha dato ragione, stabilendo che l’ente è tenuto a risarcire i danni anche quando trasmette in modo informale delle informazioni non corrette sul periodo che manca per raggiungere la pensione.

Inps condannata dopo aver vinto i primi 2 gradi di giudizio

Il lavoratore vittima di errori sul calcolo della pensione, messo in mobilità, aveva creduto che gli sarebbero bastati 18 mesi – durata dell’indennità – per soddisfare il requisito contribuitivo di 35 anni e maturare finalmente la pensione di anzianità. Aveva così deciso di non impugnare il licenziamento, ma alla fine del periodo di mobilità ecco la “sorpresa”: la sua domanda era stata respinta. L’Inps aveva infatti provveduto a effettuare un nuovo calcolo – stavolta corretto – rilevando la mancanza di quasi 9 mila euro di contributi, che l’interessato si era poi trovato costretto a versare da sé. Poichè i dati errati gli erano stati comunicati tramite un estratto conto informale, aveva perso i primi 2 gradi di giudizio, che avevano assolto l’Inps da ogni responsabilità. A ribaltare la situazione ci ha pensato di recente la Corte di Cassazione, che ha accolto le richieste del lavoratore, condannando definitivamente l’istituto a risarcire i danni.

Le motivazioni della sentenza “storica”

Nel motivare la sentenza che inchioda chi commette errori sul calcolo della pensione, la Cassazione ha richiamato l’articolo 54 della Legge 88/198: “I dati relativi alla situazione previdenziale e pensionistica [del richiedente] e la comunicazione da parte degli enti ha valore certificativo della situazione in essa descritta”. Ciò significa che questo tipo di comunicazione non necessita di forme “speciali”, in quanto può essere compresa da un qualunque cittadino in possesso dell’istruzione obbligatoria.

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